L’impatto del Covid-19 in Veneto: PIL negativo del 9,3% rispetto al 2019 e forte contrazione del fatturato
11 Feb 2021

L’impatto del Covid-19 in Veneto: PIL negativo del 9,3% rispetto al 2019 e forte contrazione del fatturato

Brusca contrazione del PIL veneto nel 2020 (-9,3%). Circa i consumi delle famiglie, dopo la timida dinamica del 2019, si stima una diminuzione pari a -11,1% e per gli investimenti -9,1%.

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Nell’attuale scenario di incertezza dominato dall’emergenza sanitaria, le previsioni per il PIL Veneto disegnano una brusca contrazione nel 2020 (-9,3%), quasi in linea a quanto previsto a livello medio nazionale (-9,1%).

Circa i consumi delle famiglie in Veneto, dopo la timida dinamica del 2019, si stima una diminuzione pari a -11,1% e per gli investimenti -9,1%.

Le prospettive per il 2021, nonostante il pessimo inizio anno, sono positive e il PIL regionale dovrebbe segnare un rimbalzo del +5,6%, anche se saranno probabilmente necessari altri due anni per recuperare il livello registrato alla vigilia dello scoppio della pandemia.

La dinamica imprenditoriale veneta nel periodo luglio-settembre dello scorso anno mostra una leggera contrazione a livello tendenziale: il Veneto chiude il terzo trimestre del 2020 con un -0,6% rispetto al terzo trimestre del 2019.

Il calo a livello tendenziale è più marcato per i comparti industriale (-1,4%) e agricolo (-1,3%); il terziario invece mostra di reggere quasi in equilibrio (-0,4%).

L’impatto del Covid-19 sulle imprese

Le più recenti evidenze statistiche su come le imprese stanno vivendo il riacutizzarsi dell’emergenza sanitaria da Covid-19 sono state raccolte dall’ISTAT nel periodo tra il 23 ottobre e il 16 novembre 2020. Il 72,4% delle imprese venete ha dichiarato di essere in piena attività, il 20,8% di essere parzialmente aperta, svolgendo la propria attività in condizioni limitate in termini di spazi, orari e accesso della clientela. Il 6% delle imprese, invece, ha dichiarato di essere chiusa ma di prevedere di riaprire, mentre lo 0,8% è chiusa e non prevede una riapertura.

Il 68% delle imprese venete dichiara una riduzione del fatturato nei mesi giugno-ottobre 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019: nel 10,6% dei casi il fatturato è diminuito meno del 10%, nel 44,1% dei casi il fatturato si è ridotto tra il 10% e il 50% e nel 13,3% si è più che dimezzato. Un ulteriore 2,1% non ha fatturato nel periodo osservato. Il 30% delle aziende dichiara che il suo fatturato non ha subito variazioni o è addirittura aumentato.

Per quanto riguarda gli interscambi commerciali, la dinamica regionale delle esportazioni è stata condizionata inevitabilmente dagli effetti economici che l’emergenza Covid-19 ha avuto sull’export italiano nei mesi di marzo e, soprattutto, aprile.

Nei primi nove mesi del 2020 il Veneto ha esportato merci per un valore pari a 42,9 miliardi di euro, evidenziando una flessione dell’11% rispetto allo stesso periodo del 2019.

Registrano un sensibile calo le vendite di prodotti “made in Veneto” verso alcuni dei principali partner europei: Francia, Regno Unito e Spagna. Nel principale mercato di riferimento delle imprese venete, quello tedesco, la riduzione delle vendite sfiora i 238 milioni di euro. Le uniche note positive arrivano dal mercato elvetico (+349 milioni di euro).

Il Mercato del Lavoro

Secondo gli ultimi dati della rilevazione sulle forze di lavoro, condotta da Istat, nel terzo trimestre 2020 le dinamiche del Mercato del Lavoro sono fortemente influenzate dalle perturbazioni indotte dall’emergenza sanitaria.

In Veneto continuano a diminuire gli occupati ed aumentano fortemente i disoccupati, in un contesto di diminuzione degli inattivi.

Il numero di occupati scende dello 0,8% rispetto al secondo trimestre 2020, del 3,1% rispetto al primo trimestre e del 2,8% rispetto ad un anno fa; a soffrire di più sono donne e lavoratori indipendenti.

Le persone in cerca di lavoro crescono in misura significativa, soprattutto gli uomini, e sono nel complesso il 38,3% in più rispetto a quelle registrate a fine giugno, il 21,6% in più rispetto a quelle rilevate nei primi tre mesi dell’anno ed il 25,6% al di sopra di quelle che cercavano un anno prima. Di conseguenza il tasso di disoccupazione veneto aumenta e a fine settembre risulta pari al 6,4% contro il 4,7% di tre mesi prima, e il tasso di occupazione è pari al 65,6% contro il 67,4% registrato a fine marzo.

Circa l’impatto Covid-19 nel Mercato del Lavoro, i dati pubblicati da Veneto Lavoro ci forniscono un primo bilancio di questo anomalo 2020; in Veneto l’effetto della pandemia nel corso dell’anno ha comportato una riduzione del saldo occupazionale (differenza tra assunzioni e cessazioni) pari a -11.500 posizioni di lavoro dipendente, quando il 2019 si era concluso con +26.500.

Il bilancio poteva essere peggiore, ma le misure adottate dal governo hanno contenuto i danni soprattutto per quanto concerne l’occupazione stabile. Gran parte degli effetti delle varie fasi di lockdown si sono scaricati sull’occupazione stagionale, condizionato dal blocco delle attività turistiche. Rispetto al 2019, le assunzioni effettuate nel corso dell’anno si sono ridotte del 24% e negli ultimi mesi la forbice con gli andamenti dell’anno precedente è andata allargandosi: -12% a ottobre, -22% a novembre e -32% a dicembre.

Le ore di cassa integrazione guadagni autorizzate forniscono un’idea molto chiara della situazione emergenziale che stiamo affrontando. Gli ultimi dati pubblicati da Inps forniscono il bilancio dell’intero anno 2020. Dopo il boom di ore autorizzate ad aprile prosegue nei mesi successivi l’effetto della pandemia fino a registrare in Veneto un totale complessivo di 344.479.784 ore autorizzate (si valuti che in tutto l’anno 2010, anno durante il quale la crisi economica è stata più dura, ne erano state concesse 124.505.840).

Il settore che registra la congiuntura più sfavorevole è quello degli alberghi, dei pubblici esercizi e delle attività similari; per questi lavoratori, nel solo mese di aprile 2020 sono state concesse il triplo delle ore di tutto il 2013, l’anno più duro della crisi economica per il settore.

Dando uno sguardo ai settori più colpiti, secondo i dati di Veneto Lavoro, in termini di macrosettori i Servizi rilevano i dati più gravi, soprattutto a causa della situazione del settore turistico, fortemente caratterizzato dalla domanda di lavoro stagionale e che risulta il più esposto agli effetti della pandemia.

Rispetto al 2019, i Servizi nel 2020 perdono il 30% delle assunzioni, l’Industria il -23%, mentre l’Agricoltura registra un leggero aumento dell’1%.

La flessione occupazionale del 2020 è concentrata soprattutto nei servizi turistici che chiude a fine anno con un saldo (differenza tra assunzioni e cessazioni) di quasi -15 mila unità e che registra il 45% in meno di assunzioni rispetto al 2019.

Negativi i saldi anche di altre attività dei servizi (commercio al dettaglio, trasporti, attività finanziarie, editoria e cultura); nel manifatturiero a soffrire è soprattutto il “Made in Italy”, in particolare il sistema moda e l’occhialeria.

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