Il Veneto post Covid si conferma traino del PIL italiano
09 Giu 2021

Il Veneto post Covid si conferma traino del PIL italiano

Prevista nella Regione veneta una crescita del PIL del +5,5% nel 2021 e del +4,5% nel 2022 (in Italia rispettivamente del +4,7% e +4,2%). Aumentano gli occupati e crescono settore primario, manifatturiero e costruzioni; in negativo le professioni qualificate dei servizi e le donne.

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In Italia l’Istat (Statistiche Flash, “Occupati e disoccupati”, 01.06.2021) rileva come ad aprile rispetto a febbraio 2020, ultimo mese prima della pandemia, la diminuzione degli occupati sia risultata quasi pari a -800mila unità ed il tasso di occupazione sia diminuito di 2 punti percentuali; nello stesso periodo.

Valutazioni significativamente più negative di quelle che emergono nel Veneto, dove secondo i dati di Prometeia, aggiornati ad aprile 2021, il PIL registra una crescita del +5,5% nel 2021 e del +4,5% nel 2022 (per l’Italia le previsioni corrispondenti sono del +4,7% e +4,2%); all’incirca sugli stessi valori di Lombardia ed Emilia Romagna.

In riferimento all’insieme dei rapporti di lavoro dipendente, il saldo tra assunzioni e cessazioni rilevato nel primo trimestre del 2021 risulta positivo e pari +20.200 unità, decisamente più favorevole rispetto alle +2.400 dello stesso periodo del 2020, ma ancora distante dalle +30.500 del 2019.

Il recupero è stato in parte inficiato dalla quasi totale cancellazione delle attività turistiche relative alla stagione invernale come pure dalla ancora vigente compressione delle attività culturali, ludico ricreative e di ristorazione, ora finalmente in rapida ripresa. Questo risultato è sostanzialmente figlio del significativo  “congelamento” del mercato del lavoro, documentato dai ridotti flussi di entrata e di uscita dall’occupazione: rispetto all’analogo periodo pre-crisi del 2019 le assunzioni sono state inferiori del -26% e le cessazioni del -24,6%, anche come conseguenza degli effetti degli strumenti di conservazione dei posti di lavoro (cassa integrazione e blocco dei licenziamenti) e dell’elevata incertezza che caratterizza diversi settori produttivi.

La dinamica delle posizioni di lavoro, considerate su base annua, marca un segno ormai positivo pari a +17.000 posizioni lavorative.

Il saldo occupazionale positivo del primo trimestre 2021 è imputabile prevalentemente alla componente maschile che segna un incremento di +13.900 posizioni lavorative rispetto alle +6.300 delle donne, di cui +12.600 di nazionalità italiana.

Sotto il profilo settoriale, nel primo trimestre 2021 il saldo positivo si riconduce al settore agricolo (+4.700 posizioni lavorative), al manifatturiero (+3.300, nel quale solo l’occhialeria ed il tessile-abbigliamento sono in terreno negativo), alle costruzioni (+2.300) e, tra i servizi, all’istruzione (+2.700). I segni di ripresa sono confermati anche dal bilancio delle Agenzie di somministrazione, che presentano un saldo positivo di +5.800 unità e una riduzione dei flussi solo del 17% rispetto al 2019.

I bilanci settoriali si ripercuotono simmetricamente su quelli delle figure professionali, con un saldo positivo degli operai specializzati (+4.800), delle professioni non qualificate (+7.600) e delle professioni intellettuali (gli insegnanti della scuola +3.200), mentre in negativo sono solo le professioni qualificate dei servizi (-3.400).

Per quanto concerne la ripartizione territoriale, tutte le Province chiudono il trimestre in positivo, con flessioni nelle assunzioni sopra la media solo a Venezia (-54%); risultano minime a Rovigo (-1,6%) e a Belluno (-2,2%).

Analizzando i principali indicatori, secondo l’indagine ISTAT sulle forze di lavoro, emerge che, relativamente al quarto trimestre 2020, il volume di occupati è pari a 2,081 milioni (erano 2,159 nel quarto trimestre 2019), di cui quelli dipendenti risultano 1,639 milioni (1,685 nel quarto trimestre 2019). Il tasso di occupazione relativo alla popolazione tra i 15 e i 64 anni è risultato pari al 64,9% (67,4% nel quarto trimestre 2019).

Elemento incoraggiante è il dato che riguarda le persone in cerca di occupazione: crescono significativamente di 153.000 unità (131.000 nel quarto trimestre 2019), soprattutto tra i giovani. Il tasso di disoccupazione, di conseguenza, è salito al 6,8% nel primo trimestre scorso (5,7% nel quarto trimestre 2019).

Commenta così l’analisi il Presidente di Confapi Venezia, Marco Zecchinel: “I dati come elaborati dal nostro centro studi evidenziano la tanto attesa inversione di tendenza. E’ giunto il momento di pensare all’Italia post pandemia. Confapi chiede immediate iniziative in favore delle PMI per passare dalla logica dei decreti sostegno alla logica del rilancio. Per far questo è necessario, mettere in prassi il PNRR liberando le risorse europee, favorire la capitalizzazione delle piccole imprese con opportuni provvedimenti e, non ultimo, incentivare la formazione dei lavoratori e degli imprenditori.”

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